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Il punto di vista dei giocatori espresso da Roberto Reale. Intervista a Verona Fedele

Il punto di vista dei giocatori espresso da Roberto Reale. Intervista a Verona Fedele

Clicca qui https://www.youtube.com/watch?v=YECn_krqWVA per ascoltare l’intervista streaming rilasciata dall’atleta abruzzese, insieme a Mauro Mariani del Verona Rugby, a “Heraldo”.

Rugby, tra delusione e nuove opportunità

I campionati nazionali non partiranno, ma si disputerà un torneo veneto Intervista a Roberto Reale, mediano di apertura del Valpolicella

Ci eravamo forse illusi un po’ tutti che i campionati nazionali di rugby, dopo il continuo tira e molla della Federazione italiana (Fir), potessero finalmente ripartire nel weekend dell’11 aprile. E invece alla fine anche quest’ultima speranza è definitivamente tramontata con il rinvio dei principali campionati nazionali alla prossima stagione. A questo punto per le compagini veronesi impegnate in Serie A c’è un’ultima possibilità: quella di partecipare a una sorta di campionato regionale facoltativo organizzato dal comitato veneto. E il Valpolicella Santamargherita probabilmente ci sarà. Ne parliamo con il mediano di apertura della squadra di San Pietro in Cariano Roberto Reale, 23 anni, originario di Teramo, arrivato a Verona nell’agosto del 2019 dopo le precedenti esperienze a Roma, Benevento e Firenze.

– Reale, i campionati sono stati definitivamente annullati. Qual è stata la vostra prima sensazione?

«Il rugby, rispetto ad altri sport, è molto difficile da gestire. Il nostro è un campionato nazionale e gli spostamenti sarebbero stati piuttosto complicati. I budget destinati dalla Federazione al campionato di A non consentono alle squadre, ad esempio, di farsi carico della gestione dei tamponi e tutto il resto. Il rugby di base, in questo senso, non viene considerato utile ai ricavi della stessa Federazione, che preferisce destinarli alle squadre di Eccellenza o che disputano i tornei europei. Speriamo che con il nuovo presidente Innocenti si cambi marcia e si capisca che bisogna innanzitutto ripartire dal basso».

– Per voi atleti dev’essere stata dura da digerire…

«Ci sono due aspetti da considerare. Da una parte c’è ovviamente grande delusione, perché vediamo che altri sport proseguono, sia pure senza pubblico, nella loro attività mentre noi siamo fermi da tanto tempo. Dall’altra c’è senz’altro l’aspetto positivo che se ci avessero detto già a inizio anno che si sarebbero annullati i campionati, avremmo mollato subito la presa. Invece così abbiamo continuato a concentrarci e a tenere alta la tensione».

– All’interno dello spogliatoio come avete reagito singolarmente?

«Non è sicuramente una situazione facile da affrontare dal punto di vista psicologico. In squadra ci sono giocatori con diverse età: c’è il 34enne che aveva deciso di giocare quest’anno la sua ultima stagione e il ventenne che magari era al secondo o terzo campionato di fila e uno stop così prolungato a livello agonistico può stroncarne la carriera. In questo lungo periodo abbiamo fermato ogni tipo di crescita, umana e atletica, perché nel rugby, se non c’è confronto sul campo, non c’è modo di migliorare. A livello personale posso dire che mi dispiace molto, perché con il nuovo allenatore (Edward Thrower, ndr) si era creato fin da subito un feeling importante e mi sarebbe piaciuto mettere in pratica tutti i suoi insegnamenti».

– A questo punto, però, avete la possibilità di disputare questa sorta di “campionato di consolazione”, organizzato dal comitato regionale. Che ne pensa?

«Noi quasi sicuramente parteciperemo, così come presumo parteciperanno tutte le principali squadre del Veneto. Raggrupperanno i gironi a seconda del livello, in modo da creare un certo

equilibrio all’interno dei singoli gironi. Il Verona Rugby è una di quelle squadre che ha sempre puntato a iniziare a giocare e penso che ci sa- ranno anche loro e sarà bello ritrovarsi in clima derby, sia pure in un torneo come questo. Anche se, a dirla tutta, una volta che si inizia a giocare tutto questo passa in secondo piano e si cerca solo di dare il massimo per portare a casa la vittoria».

– Lei è anche allenatore dei bambini under 8. Quali sono state le difficoltà che ha dovuto affrontare a causa del Covid-19?

«Per certi aspetti, avendo iniziato proprio quest’anno ad allenare bambini così piccoli, ho potuto cominciare direttamente con gli esercizi specifici, dividendo i ragazzini in gruppi da quattro o cinque e cercando di far fare loro attività che non implicassero il contatto. Di questa attività, in genere, mi piace soprattutto la parte dell’animatore più che quella dell’allenatore vero e proprio, perché con bimbi così piccoli non è tanto una questione di preparazione tecnica, quanto di saperli prendere e farli divertire. È bello allenarli perché ti danno molte soddisfazioni. Abbiamo cominciato a settembre a farli calciare la palla ovale ed essendo molto piccoli all’inizio quasi tutti non riuscivano nemmeno ad alzarla. Ora, invece, molti riescono a centrare perfettamente i pali. Al di

là di questo, c’è sempre stata grande collaborazione e comprensione da parte dei ragazzini e delle loro famiglie ed è stato, questo, uno dei pochi aspetti positivi di una stagione che, al contrario, si è rivelata davvero complicata».

– Visti i suoi studi universitari, lei si occupa anche della comunicazione del Valpolicella Santamargherita. Non si è trattato certamente di un periodo semplice da gestire…

«All’inizio dell’anno, ingenuamente, avevamo creato il consueto calendario editoriale, con i soliti contenuti da produrre nei pre e post parti- ta e da diffondere alla stampa o attraverso i social. Ci siamo ritrovati per lungo tempo a non avere molto da comunicare. Abbiamo, però, potuto concentrarci meglio sul comunicare l’attività sociale e solidale della nostra squadra Old, quella cioè dei nostri ex giocatori cinquanta-sessantenni che oltre a disputare partite di beneficenza, sono promotori di molte iniziative sul territorio».

– A livello personale quali sono gli obiettivi extrasportivi che si è posto?

«Dopo la laurea conseguita a Firenze sto frequentando il master in editoria e giornalismo qui a Verona. Sto facendo anche uno stage in un ufficio di digital marketing dove si fa pubblicità, si curano siti internet e le pagine social di aziende anche molto importanti del nostro territorio. Quando iniziai con Scienze della Comunicazione volevo fare esperienza per poter poi fare il salto nel mondo del giornalismo».

Ernesto Kieffer

Tratto da Verona Fedele 28/03/2021

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