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Lettera al Presidente della F.I.R.

Lettera al Presidente della F.I.R.

Egregio Presidente

il diffondersi sull ‘intero territorio nazionale dell’epidemia da COVID-19 sta ponendo il nostro Paese di fronte ad una sfida nuova, imprevista e dalle conseguenze imprevedibili sul piano sanitario, economico e sociale, una sfida che nel giro di qualche settimana dovranno, purtroppo, affrontare anche le altre Nazioni europee. Anche il mondo dello sport, a tutti i livelli e nelle sue variegate sfaccettature, è stato progressivamente travolto dall’emergenza COVID-19. Come è noto in Italia i campionati, a tutti i livelli, sono stati sospesi, così sono stati chiusi tutti i centri sportivi, le palestre, le piscine, consentendo la possibilità di continuare gli allenamenti, in via eccezionale, a porte chiuse e sotto un rigido controllo medico, solo agli atleti professionisti o di rilevanza nazionale chiamati a partecipare agli (forse) imminenti Giochi Olimpici o ad altre manifestazione nazionali o internazionali. Ma anche quest’ultima concessione, introdotta con ogni probabilità per far continuare a porte chiuse i campionati di calcio, sta mostrando le sue prime evidenti crepe, in quanto sono stati accertati fra giocatori di serie A di calcio i primi casi di contagio, con conseguente sospensione di ogni pratica sportiva e quarantena per tutta la squadra. Anche nel resto di Europa il mondo dello sport è costretto a confrontarsi con il COVID-19. Sono stati sospesi, anche a tempo indeterminato, i campionati maggiori di calcio in Francia, Germania, Spagna, Portogallo e Inghilterra (per citare solo le competizioni più rilevanti sotto il profilo economico e di interessi televisivi), la Uefa ha sospeso i match della Champions e Europa League, sono state annullate importanti classiche del ciclismo, come altre illustri manifestazioni sportive. Il mondo del rugby a livello internazionale sta affrontando con con decisione l’ epidemia: rinviate una serie di partite del Sei Nazioni, sospeso a tempo indeterminato il torneo Guinness Pro 14, sospensione della Major League Rugby per almeno 30 giorni, dal 12 marzo 2020, sospensione della attività della Rugby Europe almeno fino al 15 aprile 2020 e, in queste ultime ore, la Federazione Francese di Rugby ha comunicato la sospensione di tutte le competizioni, campionati, allenamenti e raduni della nazionale fino a quando le condizioni sanitarie ne consentiranno la ripresa.

Nell’ambito di un quadro internazionale e nazionale così confuso riteniamo che sia ormai urgente e improcrastinabile una decisione dei vertici federali in merito alla possibilità di proseguire e concludere la stagione sportiva 2019/2020. Come società sportiva riteniamo che non sussistano più le condizioni per proseguire, a tutti i livelli, i campionati, che devono, a nostro parere, essere annullati per causa di forza maggiore per ragioni etiche, sportive ed economiche.

Sotto il profilo etico, il rugby, sport di contatto per antonomasia, si è sempre contraddistinto per l’attenzione rivolta alla salute e alla integrità dei propri atleti, introducendo regole e protocolli sanitari sempre più precisi e stringenti. Le nostre società hanno sempre posto la salute dei propri atleti nella scala più alta dei valori da tutelare e preservare. Questa encomiabile linea di comportamento, sempre avallata nel tempo dalla Federazione, sarebbe improvvisamente contraddetta se, una volta superato il picco della epidemia, con un quadro sanitario ancora non chiaro, si pensasse di riprendere l’attività sportiva mettendo improvvidamente in pericolo la salute di giocatori e staff. I casi di diffusione di COVID-19 fra giocatori di calcio di squadre professionistiche di altissimo livello, italiane e non, dimostra come la tutela sanitaria degli atleti non possa essere garantita neppure in contesti che, a differenza dei nostri, possono contare su staff medici altamente specializzati e soprattutto dedicati alla squadra. Ricordiamo, inoltre, che, per quanto riguarda le serie maggiori e nella speranza che l’epidemia nel Centro Sud rimanga sotto controllo, il COVID-19 sta colpendo in modo particolare le tre Regioni più vive dal punto di vista rugbystico (Lombardia, Emilia Romagna e Veneto), con strascichi che, secondo gli esperti, si trascineranno fino alla prossima estate.

Sotto il prQfìlo sportivo, dopo una pausa di quasi due mesi (nell ‘ipotesi più ottimistica), la ripresa della attività, specialmente delle squadre seniores, dovrebbe essere preceduta, per non elevare in maniera esponenziale il rischio di infortuni, da almeno due settimane di preparazione, incompatibili con il ridotto tempo a disposizione prima della fine dell’anno sportivo (30 giugno).lnoltre, le squadre di TOP 12 e di Serie A annoverano fra le proprie fila giocatori, anche stranieri, i cui contratti sono in scadenza usualmente fra fine aprile e fine maggio: tali squadre si troverebbero a giocare la fase finale del campionato incomplete, finendo con alterare i risultati sportivi del torneo. Soluzioni di play off o play out a fine maggio o giugno (previsioni già ottimistiche) presenterebbero comunque tutte le criticità sopra descritte.

Sotto il profilo economico, le conseguenze di una tardiva o improvvida decisione della FIR avrebbe riflessi molto pesanti per molte società, che già stanno subendo una contrazione delle entrate degli sponsor, giustamente spaventati dalle prime, gravi ripercussioni economiche dell’epidemia. Una tempestiva decisione di annullamento dei campionati maggiori consentirebbe a tutte le società di ridefinire i vari rapporti contrattuali in essere alla luce della causa di forza maggiore, di cercare di mettere in sicurezza i conti e di prepararsi con più serenità in vista della prossima stagione sportiva, quando, si spera, l’Italia e l’Europa saranno pronte a ripartire.

Il momento straordinariamente difficile che stiamo vivendo richiede decisioni altrettanto forti, coraggiose e straordinarie da parte della Federazione, chiamata agire con lungimiranza per tutelare gli interessi generali della famiglia del Rugby italiano, dalla più piccola società dilettantistica alla società più blasonata. Confidiamo nella capacità e nella sensibilità del Presidente e del Consiglio federale nell’affrontare questa difficilissima sfida senza precedenti nella nostra storia.

Valpolicella Rugby 1974 ASD
Il Presidente
Sergio Ruzzenente

San Pietro in Cariano (VR), addì 14 marzo 2020

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