A inizio stagione è stato presentato dai consiglieri della società come l’uomo che aveva “cambiato faccia” al Valpolicella Rugby, in campo e soprattutto fuori. Quest’anno festeggiamo 10 anni nel campionato di Serie A, e Alessandro Nane Zanella è uno dei massimi protagonisti di questo traguardo.
Quanto e cosa bisognava migliorare al tuo arrivo 15 anni fa?
“Venivo da diversi anni nel Rovigo, una delle più importanti realtà del rugby italiano, quindi inizialmente mi venne chiesto di portare la mia esperienza all’interno di tutto l’ambiente. I primi a dover essere ‘inquadrati’ erano i giocatori. Io sostengo ancora che quei ragazzi sono nati per giocare a rugby, ma avevano bisogno di disciplina e dedizione al lavoro, due imperativi che ho sempre preteso nella mia carriera.”
Fuori dal campo invece?
“Nei primi periodi mi sono concentrato sulla guida della prima squadra e in poco tempo ci siamo resi conto che bisognava impostare un lavoro di continuità con le giovanili. A mio avviso è molto importante che ci siano delle linee guida generali, e che i giocatori della prima squadra riescano a trasmettere alle altre categorie i valori tecnici e morali del Club. Abbiamo lavorato soprattutto su questo aspetto e i risultati si stanno vedendo in questi anni, con diversi giovani del vivaio più che competitivi in Serie A.”
Quali sono state le armi per raggiungere la Serie A?
“Come ho detto, gli imperativi erano disciplina e lavoro. Inizialmente è stata dura perché sono molto esigente in campo e gli allenamenti erano davvero pesanti, ma quando i giocatori hanno iniziato a vedere i primi frutti hanno preso fiducia in me e soprattutto in loro stessi. La serie A è stata una conseguenza del lavoro fatto nei primi due anni: quando tutti ci siamo messi sullo stesso ordine di idee, abbiamo capito che potevamo e dovevamo pretendere di più. Da lì c’è stata la prima promozione in A2 e nelle stagioni successive in A1. L’arma migliore è stata ed è ancora il senso di appartenenza. Rimanevo molto a lungo dopo gli allenamenti per costruire un gruppo solido, fondamentale per raggiungere qualsiasi risultato.”
Partite e ricordi più belli?
Dal punto di vista tecnico le partite di maggior livello sono state le semifinali per accedere al campionato di Eccellenza contro Recco e L’Aquila. Intorno si iniziava a parlare di noi e la mia gioia più grande era percepire l’emozione dei ragazzi nel vedere le tribune, prima semi vuote, che si riempivano sempre di più. Quando il lavoro viene impostato con serietà le persone se ne rendono conto. Eravamo cresciuti da tutti i punti di vista e i ragazzi avevano acquisito la confidenza che mancava.”
Un messaggio al Valpo?
“L’auspicio quando ho deciso di prendermi una pausa era che tutto il lavoro fatto non venisse vanificato. Questa è per me una certezza in realtà, perché conosco tutti i giocatori, allenatori e dirigenti: abbiamo condiviso per 15 anni le stesse idee, quindi sono sicuro che faranno tesoro delle esperienze e che il Valpo continuerà a crescere. A causa dell’epidemia non ho avuto la possibilità di passare dal campo in questo periodo, ma appena tutto si sistemerà tornerò sicuramente a salutare tutte le persone che continuano a dimostrarmi grande affetto.”
Non elencheremo tutti i sacrifici fatti dal Nane per il nostro Club e di certo non li dimenticheremo. Un dato da lui suggerito è però interessante: in tutti questi anni è stato presente a tutti gli allenamenti, a parte un giorno (lo ricorda bene) in cui la neve l’ha tenuto bloccato a Rovigo. A tal proposito dice: “non sopporto chi predica bene e razzola male. Io sono convinto che se vuoi farti seguire devi essere il primo a dare l’esempio, devi essere un modello di comportamento.”
Ringraziamo di nuovo una delle persone più importanti nella storia del Club per tutti gli insegnamenti che oggi sono le fondamenta del RCV.